La serata di chiusura prima della pausa estiva è stata dedicata alla storia e al canottaggio. Il Propeller Club Livorno per l’occasione è stato ospite della Unione Canottieri Livornesi sugli scali D’Azeglio, società alla quale ha contribuito a sponsorizzare un importante evento a carattere internazionale. Erano infatti due le occasioni per festeggiare nella sede dei Canottieri: i 100 anni dell’Unione e la presenza del team dei vogatori della Washington University di Seattle che l’indomani hanno amichevolmente sfidato (poi vincendo) un gruppo di vogatori locali in una rievocazione della sfida olimpica del 1936 a Berlino.
Due i temi affrontati nel corso della serata: il collegamento storico e fattuale tra gli Scarronzoni labronici e i vogatori americani del 1936, ma anche il rapporto tra Livorno e gli Stati Uniti rafforzato proprio con la pubblicazione del Gazzettiere Americano del 1763.
Nella folta platea, tra cui graditissimo ospite sua eccellenza il Prefetto Gianfranco Tomao e la dott.ssa Emanuela Greco, sindaco commissario di Cosenza, erano presenti anche i 15 atleti americani insieme allo staff tecnico dell’Università di Washington a Seattle. Tra gli atleti anche tre italiani: Guglielmo Carcano, Pietro Zileri e Luca Lovisolo, i quali oltre ad essere stati in Nazionale italiana di canottaggio, studiando poi a Seattle hanno contribuito alle vittorie della Università nel campionato americano. E proprio ad uno dei tre, il comasco Guglielmo Carcano è toccato l’onere di fare da traduttore simultaneo per il team, compito peraltro eseguito egregiamente.
La prima parte dell’incontro, dopo i saluti del segretario Matteo Vannucci e l’introduzione di Rossano Vittori, è stata dedicata al confronto storico tra gli Scarronzoni e gli atleti di Washington. Uno dei rappresentanti del team ha ricostruito il contesto storico della sfida, per una volta raccontato con gli occhi degli americani. Sono emersi interessantissimi episodi. Ne citiamo giustappunto tre.
Innanzitutto il contesto: anche negli Stati Uniti, come a Livorno, c’è stato un forte collegamento tra porto e canottaggio. Lo slancio di Seattle nel canottaggio nasce dal florido contesto della cantieristica: è proprio grazie alla ricerca locale nella costruzione di barche veloci e agili da vendere ai cercatori d’oro che si spingevano sino all’Alaska che è maturato poi il settore della voga.
E poi il sacrificio: l’Università di Washington (così come fu per i nostri Scarronzoni) era considerata una piazza poco prestigiosa e non poteva contare su molti finanziamenti. Dopo aver vinto sull’acqua la selezione universitaria contro la west coast, dovette trovare i fondi – circa 5000 euro – per finanziare il trasferimento a Berlino. I soldi non c’erano, ma gli atleti giocarono tutte le carte che avevano: si rasarono la testa per farsi notare e iniziarono una serrata raccolta porta a porta per autofinanziarsi. Quel gesto disperato per farsi notare è oggi una tradizione del rowing team, il quale rimane con la testa rasata sino a marzo proprio in ricordo di quella circostanza.
Raccolti i 5000 dollari, la squadra si imbarcò per la Germania su una nave il cui viaggio durò circa due settimane e che fu tutt’altro che una crociera. Uno dei vogatori, il capo del team, si ammalò durante la tratta ed arrivò in pessime condizioni. All’indomani della gare si tenne una drammatica riunione per decidere se sostituirlo o meno nell’8 per. La squadra decise di prendere un rischio ma di mantenere nella squadra il capo-voga malato che remò alla disperazione dando tutto negli ultimi metri. Oggi la barca che ha vinto le olimpiadi si trova fissata nel soffitto della mensa della sezione sportiva e gli atleti ogni giorno la osservano come ispirazione.
A tradurre alla platea questi episodi è stato Carcano, il quale ha poi fatto da interprete per la successiva relazione del prof. Maurizio Vernassa. L’accademico, nonché uno dei massimi esperti italiani di Storia degli Stati Uniti d’America, ha aperto poi la seconda parte dell’incontro, dedicata al “Gazzettiere Americano” tradotto, integrato e stampato a Livorno nel 1763 dall’editore Marco Coltellini. Vernassa ha delineato l’importanza della pubblicazione e l’ha contestualizzata storicamente.
Non poteva del resto mancare anche Silvia Di Batte. Il Gazzettiere Americano ha infatti avuto una curatissima ri-edizione nel 2003, affidata dalle istituzioni proprio all’editore Debatte. Alla delegazione Silvia Di Batte ha donato una delle copie anastatiche dell’opera che si compone di tre pregiati volumi.
Il Propeller Club ha invece consegnato agli atleti un crest del Club, a sancire e rafforzare il legame che unisce Livorno agli Stati Uniti.