Una serata in ricordo di Federico Sgherri

L’International Propeller Club Port of Leghorn ha voluto ricordare Federico Sgherri, scomparso nel gennaio scorso dopo una vita dedicata al mare e al volontariato. Sgherri, genovese di nascita e livornese di adozione, è stato per anni Pilota del Porto e poi principale fautore dell’Apostolato del mare, nonché socio del Club. Una serata, quella di lunedì scorso, nella quale in diversi si sono alternati a tratteggiarne la figura e l’impegno.
Ad aprire la serata è stata la relazione di dott.ssa Barbara Bonciani, autrice del saggio “Etica e impresa: quale responsabilità sociale? Un equilibrio complesso”, il cui terzo capitolo, dedicato ai marittimi, è stato realizzato con il contributo di Federico Sgherri.

Bonciani, dipendente dell’Ufficio Studi dell’Autorità di Sistema e docente a contratto dell’Università di Pisa, ha definito le varie dimensioni della responsabilità sociale dell’impresa. Sul fronte interno quest’ultima influisce sulla gestione delle risorse umane, sulla sicurezza del lavoro e sull’adattamento alle trasformazioni economiche; su quello esterno (ecologia e comunità) influisce nella gestione degli effetti prodotti sull’ambiente e sul rapporto con le comunità locali. Gli strumenti di questa responsabilità sono i bilanci sociali, i codici di condotta etici e le certificazioni sociali e ambientali. Focalizzandosi sul settore marittimo, Bonciani ha sottolineato come queste politiche nello shipping siano cresciute per la necessità di garantirsi una “licenza ad operare” in un contesto sociale ove la consapevolezza sugli effetti negativi prodotti è andata aumentando; ma la competizione internazionale sui mari spinge le compagnie ad adottare economie di scala che tendono ad avere effetti negativi sui marittimi. Oltre a portare costi, le politiche di responsabilità sociale arrecano però anche benefici: attraggono forze lavoro più qualificate, sviluppano una migliore reputazione e immagine aziendale, potenziano la comunicazione coi portatori di interesse che si trasforma quindi maggiore attrattività nei confronti degli investitori. I campi di applicazione nel settore marittimo sono nell’energia e ambiente (gestione rifiuti in porto, pulizia acque, energie alternative), nella formazione marittimi, nella gestione delle diversità culturali a bordo nave, nella promozione dell’uguaglianza di genere, nei servizi di welfare, e nel supporto finanziario a progetti di comunità. Ma manca ancora una strutturazione dell’accoglienza marittimi, quindi moltissimo è ancora affidato ai contributi volontari. Alcune compagnie hanno introdotto facilitazioni sulle navi, come servizi di comunicazione potenziati e gratuiti e sale ricreative; I servizi a terra invece sono ancora limitati. Il contesto economico, per i dati che emergono dall’ultimo rapporto BIMCO, non è confortante perché si registra un eccesso di offerta di lavoratori e una forte precarietà contrattuale.

La presidente del Club Maria Gloria Giani Pollastrini e il segretario Matteo Vannucci hanno poi raccolto gli interventi di chi ha avuto modo di lavorare con Federico Sgherri.
L’avvocato marittimista Damiano Vaudo , ricordando con affetto l’ex pilota ha sottolineato come le capacità di intervento legale perdano di efficacia di fronte all’insolvenza degli armatori o la mancanza di beni da aggredire: “Purtroppo non c’è, come nelle auto, una assicurazione obbligatoria per le navi. In più di una occasione abbiamo lavorato tutti gratis per i marittimi”.

Ubaldo Sgherri ha raccontato alcuni episodi vissuti direttamente. “Tutti ci ricordiamo della nave Alfonsito, che è rimasta molti anni abbandonata a Livorno. Ebbene quella nave aveva del personale che vi è rimasto diverso tempo all’interno. Mio padre gli portava coperte, cibo e gasolio; e capitava spesso di telefonargli per scoprire che era là con loro o a procurarsi rifornimenti per quei marittimi lasciati a loro stessi”. “Uno dei ricordi più recenti che ho di lui risale a quando lavoravamo insieme sui preventivi per l’acquisto di un pulmino per il trasferimento dal porto alla Stella Maris. Quel luogo, da quando era in pensione, era di fatto la sua seconda casa”. “Il mare – ha concluso il figlio – è da sempre una tradizione di famiglia, e tutto ciò che lo riguardava era sempre nel suo cuore”.
“Il segno dei predecessori e dei maestri rimane oltre la loro presenza fisica al lavoro – ha spiegato Il Capo Pilota Massimo Lupi – si trasmette nel modo di lavorare e nei particolari. Federico è stato l’ultimo della sua generazione formatosi senza radio, all’epoca in cui si usavano solo i fischi o i colpi di mazzetta sulla chiglia. Chi viene dallo “scavafango” sa fare poi tutto anche con le tecnologie e non viceversa. Ha sempre dedicato
molto tempo ad insegnarci questo lavoro ed aveva uno stile unico: in tanti anni non l’ho mai visto bagnarsi mentre saliva a bordo, anche nelle peggiori condizioni di mare”.

Enrico Bonistalli (Asamar) ha ricordato come le persone per lui avessero sempre la precedenza: “Prima dell’aspetto economico la sua prima preoccupazione erano i marittimi” .

“Anima silente – l’ha definito l’ammiraglio Tarzia  di fronte alla platea del Propeller – Le bandiere ombra per anni hanno costretto i marittimi a sofferenze e indigenza. Il Port State Control e il registro internazionale hanno poi migliorato la protezione dei marittimi. Il corpo della Guardia Costiera/Capitaneria di Porto si fa anche portatore capillare dell’accoglienza. La responsabilità sociale su base filantropica non basta più e la tutela in mare deve essere estesa anche a terra, secondo un auspicio di sindacati e anche delle imprese. Come Comitato territoriale di Livorno dobbiamo dare nuova linfa alla accoglienza con progettualità concretamente realizzabili”.